Piccoli robot pipistrello che sorvegliano i corridoi di un grattacielo in cerca di intrusi. Marchingegni svolazzanti che si intrufolano fra le macerie di un edificio crollato in cerca di superstiti. No, non è il trailer del nuovo film di Batman, e nemmeno un pittoresco fumetto di fantascienza, si tratta di un progetto reale, parto delle brillanti menti della North Carolina State University.
I robot in questione si chiamano MAV (acronimo di Micro Aerial Vehicles), imitano fedelmente l’impalcatura scheletrica dei microchirotteri e sono stati studiati appositamente per districarsi in ambienti altrimenti irraggiungibili. Inoltre non succhiano il sangue alle giovani vergini e non si attaccano ai capelli (cosa che in realtà non fanno nemmeno i pipistrelli veri).
Negli ultimi anni sono stati sviluppati diversi veicoli finalizzati a velocizzare i soccorsi sul luogo di disastri naturali o bombardamenti. I più diffusi erano riproduzioni in scala di velivoli o elicotteri.
Ma aeromodelli di questo tipo presentano limiti di non poco conto: sono difficili da manovrare in spazi angusti e presentano una bassa efficienza aerodinamica. I ricercatori americani hanno perciò pensato di prendere esempio da un mammifero che per natura deve saper volare in spazi angusti: il pipistrello.
Il bat-scheletro metallico realizzato da Gheorghe Bennet, dottorando alla NCSU, è grande quanto il palmo di una mano, pesa appena 6 grammi e presenta caratteristiche dinamiche eccezionali. Le sue “ossa” infatti sono connesse da giunture realizzate con una lega metallica a memoria di forma. Questo materiale super-elastico, una volta deformato dal movimento dell'ala, tende a ritornare alla forma iniziale, favorendo un battito più veloce e meno dispendioso. E non è tutto, il prossimo passo di Bunget e soci sarà l'inserzione di particolari muscoli metallici in grado di contrarsi in risposta al calore fornito da un impulso elettrico.
I risultati del lavoro sul bat-robot saranno presentati a settembre. Nel frattempo non ci resta che constatare come, ancora una volta, l'uomo si sia arreso di fronte alla superiorità tecnologica della natura, accontentandosi di imitare (in questo caso meticolosamente) le sue strutture. Ma questo non deve scoraggiare le menti creative che popolano questo pianeta: una “tecnologia” così funzionale è frutto di milioni di anni di tentativi (leggi: evoluzione), portati avanti da un laboratorio che fa ricerca fin dai primordi della vita: la biosfera.
Tratto da: http://daily.wired.it